mercoledì 5 ottobre 2011

Meglio per me morire che vivere (Giona 4,1-11)


Il grido di invocazione alla sorella morte di Giona risuona per tanti secoli fino alla fine dei tempi. Nel suo caso, mi sembra come se fosse un grido umano che esprime l’incapacità umana per andare contro alla misericordia di Dio. Egli si sente così sicuro che il Signore non fa altro che dimostrare la sua misericordia a coloro che, secondo Giona, vivono in modo profano.

Nel nostro mondo di oggi, questo grido potrebbe essere una soluzione giusta per fuggire dalle realtà e dai problemi ingestibili che disegnano la fatica per vivere il quotidiano. Quanti casi di suicidi al giorno sono registrati dai giornali del nostro paese? Si pensa che la vita è un diritto. Posso fare tutto ciò che voglio al mio corpo, alla mia anima e al mio futuro senza che nessuno potrà mai contestare. No! La vita non è un diritto di qualcuno e l’altro non ce l’ha. La vita non appartiene all’uomo, ma a Dio.

Tutte le persone di questa vita faticano per trovare la pace. Fatica quel giovane, quel impiegato, quel politico, quel idraulico, quel pizzaiolo, quel poliziotto, quel soldato, quel giocatore quel… perché con quel guadagno, con quel posto, con quel titolo l’uomo può essere riempito, ma non saziato; non trova la pace. Il mondo con tutti i suoi beni non può contentare il cuore dell’uomo perché sono i beni apparenti. San Agostino ci fa ricordare che l’avaro quanto più acquista, tanto più cerca di acquistare.

Così la sfida del vivere è più difficile rispetto alla cultura della morte, soprattutto quando l’uomo si accorge che il Signore è buono, è pieno di misericordia con chi gli invoca e perdona (Sal 85/86).

Alla fine, le pagine di Giona diventano per noi un invito a pregare per tutte le persone che non «sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra», che non conoscono e non amano il nostro Signore Gesù Cristo, affinché Egli stesso mandi i suoi operai nella sua vigna. Che tutte le persone di qualsiasi religione, razza, continente, occupazione, credenza … siano salvi.


alfonsus widhi, parma 5 ottobre 2011

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