mercoledì 12 ottobre 2011

Guido Maria Conforti: Vocazione - Missione



Parte da una chiamata attraente che ci ricorda i momenti belli in cui il Signore bussa il nostro cuore e noi siamo disponibili per aprirlo.
«Negli anni più belli della vostra vita avete udito l’invito di Cristo che vi chiamava a seguirlo da vicino, e voi avete generosamente risposto: ti seguiremo ovunque tu vada, andremo dovunque tu voglia, sarà nostra gloria militare per tutta la vita agli ordini tuoi».
«E noi dobbiamo intendere la voce del Signore, seguire i suoi impulsi ed assecondare le sue mire, che sono sempre mire di bontà e di amore. Egli, quando parla, riprende, incoraggia, stimola, consola. E comprenderemo il tono della sua voce, se, in quanto succede intorno a noi, riconosceremo le disposizioni ammirabili di quella amorosa Provvidenza che tutto dispone al nostro vero bene. Comprenderemo la voce del Signore se ci sforzeremo di acquistare quell’abituale unione con Dio, che anche in mezzo alle più svariate occupazioni, ci farà vivere in un’atmosfera soprannaturale, ove non giungono i turbini e le tempeste che offuscano il sereno dell’anima»
«Voi siete chiamati ad attrarre attorno al trono ed alla cattedra della sua croce i popoli, perché abbiano a riconoscere il suo dominio, ad accogliere i suoi insegnamenti, a gustare i dolci frutti di quella fratellanza che egli ha suggellata col suo sangue divino».
«Se vogliamo compiere degnamente la grande missione, prepariamoci alla medesima, sull’esempio del Battista, colla preghiera e colla mortificazione. Ed intanto studiamo profondamente Gesù Cristo attraverso le pagine del Vangelo, attraverso il suo Cuore divino, bonitate et amore plaenum, sforzandoci di uniformare ad esso il povero nostro cuore».

Ai missionari in partenza, San Guido Maria Conforti esorta di ricordare sempre quel momento glorioso dove la consolazione è in abbondanza. È un momento forte che sostiene le esperienze debole della caduta e della prova per purificare la nostra risposta all’unica chiamata di Dio per amare.
«Tra breve abbandonerete questo santo luogo, ove avete sentita la voce del Signore che vi chiamava a seguirlo da vicino, ove avete emessa la vostra professione religiosa, ove avete provate tante soavi emozioni. State per compiere un grande sacrifizio, ma che voi compite con grande generosità ed animo ilare. E questo perché è la fede che vi ispira, la quale vi fa vedere nell’apostolato a cui vi accingete una continuazione dell’apostolato stesso di Cristo. Perché è la speranza che vi anima, ben sapendo che se a tutti sta promesso il regno de’ cieli, a coloro che abbandonano ogni cosa per seguire Cristo è riservato il centuplo nella vita eterna che ci attende»
«Vi raccomando pure di tenere sempre dinanzi alla mente lo scopo particolare ed unico a cui tende l’Istituto nostro che è la dilatazione del Regno di Dio tra gl’infedeli e che a questo scopo dobbiamo far convergere tutte le nostre energie».
«Chiunque tendesse al conseguimento di altre finalità, fossero pur commendevoli in se stesse considerate, verrebbe meno allo spirito della propria vocazione. Nessuno adunque si lasci adescare da altri miraggi e ricordiamoci che in questa unità d’intenti è riposto il segreto della floridezza del nostro Istituto».
«Ognuno di noi sia quindi intimamente persuaso che la vocazione, alla quale siamo stati chiamati, non potrebbe essere più nobile e grande, come quella che ci avvicina a Cristo autore e consumatore della nostra Fede ed agli Apostoli, che, abbandonata ogni cosa, si diedero intieramente senza alcuna riserva alla sequela di lui, e che noi dobbiamo considerare come i nostri migliori maestri: Il Signore non poteva essere più buono con noi»!
«E se noi resteremo fedeli all’Istituto al quale abbiamo dato il nome, ne osserveremo le Costituzioni e lavoreremo in esso agli ordini di chi ci è Superiore, potremo star sicuri di accumulare molti meriti, salvare molte anime e conseguire il premio riservato a chi avrà posto mano all’aratro senza volgersi indietro; il centuplo che Cristo ha promesso in particolare a’ suoi Apostoli».
Tratti dalle PgCf e le lettere circolari

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