Parte da una chiamata attraente che ci ricorda i momenti
belli in cui il Signore bussa il nostro cuore e noi siamo disponibili per
aprirlo.
«Negli anni più belli della vostra vita avete udito l’invito
di Cristo che vi chiamava a seguirlo da vicino, e voi avete generosamente
risposto: ti seguiremo ovunque tu vada, andremo dovunque tu voglia, sarà nostra
gloria militare per tutta la vita agli ordini tuoi».
«E noi dobbiamo intendere la voce del Signore, seguire i
suoi impulsi ed assecondare le sue mire, che sono sempre mire di bontà e di
amore. Egli, quando parla, riprende, incoraggia, stimola, consola. E
comprenderemo il tono della sua voce, se, in quanto succede intorno a noi,
riconosceremo le disposizioni ammirabili di quella amorosa Provvidenza che
tutto dispone al nostro vero bene. Comprenderemo la voce del Signore se ci
sforzeremo di acquistare quell’abituale unione con Dio, che anche in mezzo alle
più svariate occupazioni, ci farà vivere in un’atmosfera soprannaturale, ove
non giungono i turbini e le tempeste che offuscano il sereno dell’anima»
«Voi siete chiamati ad attrarre attorno al trono ed alla
cattedra della sua croce i popoli, perché abbiano a riconoscere il suo dominio,
ad accogliere i suoi insegnamenti, a gustare i dolci frutti di quella
fratellanza che egli ha suggellata col suo sangue divino».
«Se vogliamo compiere degnamente la grande missione,
prepariamoci alla medesima, sull’esempio del Battista, colla preghiera e colla
mortificazione. Ed intanto studiamo profondamente Gesù Cristo attraverso le
pagine del Vangelo, attraverso il suo Cuore divino, bonitate et amore
plaenum, sforzandoci di uniformare ad esso il povero nostro cuore».
Ai missionari in partenza, San Guido Maria Conforti esorta
di ricordare sempre quel momento glorioso dove la consolazione è in abbondanza.
È un momento forte che sostiene le esperienze debole della caduta e della prova
per purificare la nostra risposta all’unica chiamata di Dio per amare.
«Tra breve abbandonerete questo santo luogo, ove avete
sentita la voce del Signore che vi chiamava a seguirlo da vicino, ove avete
emessa la vostra professione religiosa, ove avete provate tante soavi emozioni.
State per compiere un grande sacrifizio, ma che voi compite con grande generosità
ed animo ilare. E questo perché è la fede che vi ispira, la quale vi fa vedere
nell’apostolato a cui vi accingete una continuazione dell’apostolato stesso di
Cristo. Perché è la speranza che vi anima, ben sapendo che se a tutti sta
promesso il regno de’ cieli, a coloro che abbandonano ogni cosa per seguire
Cristo è riservato il centuplo nella vita eterna che ci attende»
«Vi raccomando pure di tenere sempre dinanzi alla mente lo
scopo particolare ed unico a cui tende l’Istituto nostro che è la dilatazione
del Regno di Dio tra gl’infedeli e che a questo scopo dobbiamo far convergere
tutte le nostre energie».
«Chiunque tendesse al conseguimento di altre finalità,
fossero pur commendevoli in se stesse considerate, verrebbe meno allo spirito
della propria vocazione. Nessuno adunque si lasci adescare da altri miraggi e
ricordiamoci che in questa unità d’intenti è riposto il segreto della
floridezza del nostro Istituto».
«Ognuno di noi sia quindi intimamente persuaso che la
vocazione, alla quale siamo stati chiamati, non potrebbe essere più nobile e
grande, come quella che ci avvicina a Cristo autore e consumatore della
nostra Fede ed agli Apostoli, che, abbandonata ogni cosa, si diedero
intieramente senza alcuna riserva alla sequela di lui, e che noi dobbiamo
considerare come i nostri migliori maestri: Il Signore non poteva essere più
buono con noi»!
«E se noi resteremo fedeli all’Istituto al quale
abbiamo dato il nome, ne osserveremo le Costituzioni e lavoreremo in esso agli
ordini di chi ci è Superiore, potremo star sicuri di accumulare molti meriti,
salvare molte anime e conseguire il premio riservato a chi avrà posto mano
all’aratro senza volgersi indietro; il centuplo che Cristo ha promesso in
particolare a’ suoi Apostoli».
Tratti dalle PgCf e le lettere circolari