martedì 23 agosto 2011

Accogliere i segni (1Tes 2,1-8)

Ieri sono arrivati i ragazzi della nostra diocesi di Parma che hanno vissuto l’esperienza indimenticabile della GMG a Madrid. È stato un momento grande di folla che cerca la fede, che la festeggia e la condivide. È bello, in questa atmosfera dell’evento forte come questo, se potessimo ripetere con loro le parole di Paolo «abbiamo trovato nel nostro Dio, il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte» (1Tes 2,2). Questo evento produce nella nostra anima la consolazione spirituale. Quella trascendentale che trascina la nostra condizione umana alla grandezza dell’incontro con Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto.
Non mancano però le tribolazioni e le difficoltà che questi ragazzi hanno incontrato durante questo evento di fede. Il caldo, il vento, la pioggia uno stile di vita scomoda proprio da pellegrino ci hanno fatto pensare ai problemi particolari o alle lotte che vengono dal contesto in cui viviamo oggi.
Sottolineerei un punto soltanto tra le varie lotte che stiamo affrontando: la convinzione della fattibilità di tutto. In questa convinzione, l’uomo tende a controllare tutto nelle sue mani, essere autosufficiente. Se si verticalizzasse questo atteggiamento nell’ambito di fede, si ragiona la fede come oppio, come un prodotto da se stessi. Qui c’è mancanza dei rapporti. C’è la crisi di fiducia nel rapporto con il prossimo, col marito, col moglie, coi figli, coi amici ecc. Si indebolisce poi la disposizione di rimanere fedele all’altro.
Quando gli apostoli hanno trovato in Dio il coraggio di annunciare il vangelo, quel incontro con Dio è segnato innanzitutto dal recupero delle relazioni attraverso una disponibilità per accogliere i segni. Questi segni non sono le visioni o le apparizioni, ma il vivere il vangelo con la  nostra stessa vita.
In questo sguardo, l’eucaristia santifica l’uomo per poter essere abitato da Dio nello spirito e irrobustisce le forze dell’uomo affinché possa predicare Gesù Cristo, non solo il suo vangelo, ma anche con «la nostra stessa vita» (1Tes 2,8).
alfonsus widhiwiryawan

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