giovedì 12 aprile 2012

la morte nella resurrezione


Gesù in persona apparve in mezzo a loro. La parola in mezzo è molto significativa per comprendere la presenza di Dio al nostro fianco fino alla fine dei tempi. È questa parola continua a risuonare oggi nei vari dipinti della risurrezione, fatti dai nostri evangelisti. La parola in mezzo ci fa ricordare anche l’alleanza dell’antico testamento che simboleggia la presenza continua di Dio proprio in mezzo al suo popolo. Ci sembra che egli stesso l’autore della storia di Israele o lo spirito di vita che condurre il cuore del suo popolo per tornare.. affinché viva. Possiamo immaginare il cammino di Israele nel deserto dall’Egitto verso la terra promessa, il suo ritorno dall’esilio, come ha fatto Samuele per reggere la nazione guidato dalla sapienza, come ci fanno notare il mistero del rapporto tra Dio e l’uomo nella metafora sponsale nei libri profetici e sapienziali ecc.
Questo signore che sta in mezzo al suo popolo, si è incarnato nella storia e fa parte dell’umanità in Cristo Gesù. Questa presenza viene fortificata poi anche dal suo salute iniziale ai suoi discepoli Pace shalom a voi. Un saluto che ci fa ricordare a quello degli angeli ai pastori in Luc 2,14. Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. Adesso, il dono della pace viene data dal Cristo risorto ai suoi discepoli. Che lo accolgano nella culla del loro cuore come ha fatto i pastori che accoglie il Redentore del mondo nella pace e nella semplicità della grotta di Betlemme.
Come possiamo inquadrare l’esperienza della morte nella logica della resurrezione di Gesù Cristo? Certo, di fronte alla paure, all’esperienza che nessuno lo sappia e lo può sperimentare due volte, ci sono dell’incertezza, del dolore insopportabile e del mistero di fronte alla morte silenzioso. A questo proposito, vorrei notare due scritti dei grandi maestri di vita spirituale: Basilio il Grande nella sua omelia sulla martire Giulitta § 4 e Agostino d’Ippona nelle confessioni § 9,10-11 quando parla della morte di Monica, sua madre.
Basilio il Grande fa i commenti della morte di un bambino così  stato rapito dalla morte il tenero fanciullo e dolori più atroci di quelli del parto, straziano la madre dolente per il suo diletto: come cesserà i lamenti e innalzerà parole di ringraziamento? Se penserà che del fanciullo da lei generato Dio è il Padre più vero, il tutore più avveduto, il sostegno della vita. Perché non lasciamo che il Signore, tanto saggio, dispensi i suoi beni come gli pare, ma ci turbiamo come se ci spogliasse di beni nostri? Tu pensa che il fanciullo non è morto, ma è stato restituito; che il tuo caro non è defunto, ma ha traslocato, e per breve tempo ti ha preceduto sulla via che tutti noi necessariamente dobbiamo percorrere. … perché dunque non ti sei abituato a ritenere mortali le cose mortali? Un uomo è nato mortale. Che vi è dunque di straordinario se chi è mortale muore? Non vedi la luna cresce e calare? Non vedi la terra rinverdire e riseccarsi? Cosa mai intorno a noi è stabile?  Guarda lassù il cielo e osserva la terra: neppure essi rimangono. “Il cielo e la terra passeranno. Cadranno le stelle dal cielo, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce” (Mt 24,35.29). considerando ciò, quando ti colpisce la tua parte della sorte comune, sopportarla in silenzio, non con insensibilità e apatia, ma con fatica, tra molte sofferenze. Sopporta come un lottatore generoso, che rivela la sua forza e il suo coraggio non solo colpendo l’avversario, ma anche sapendo incassare i suoi duri colpi. La privazione del figlio carissimo, della moglie affettuosa o di qualsiasi altro fra i più intimi e fra i più amati, non è qualcosa di tremendo per l’uomo provvido, che ha posto la retta ragione a guida della vita e non procede così, solo per abitudine.
Ricordando la madre carissima, Monica, che l’ha lasciato a Ostia, Agostino scrive questa pagina. è stata un’esperienza forte che è diventato uno dei elementi che ha costruito la sua conversione. Egli si ricorda delle parole di sua mamma così “Figlio mio, per quanto mi riguarda, questa vita ormai non ha più nessun’attrattive per me; cosa faccio ancora qui, e perché sono qui, lo ignoro. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c’era, che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù ancora per un poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatta ampiamente, poiché ti vedo addirittura disprezzare la felicità terrena per servire lui. Cosa faccio qui?” poi, suo fratello gli ha chiesto di seppellire la madre a ostia, pronunziando qualche parola e esprimendo l’augurio che la morte non l’accogliere in terra straniera, ma in patria.
Che il nostro Signore Gesù Cristo diventi per noi un motore dello spirito di vita che c’è dentro di noi e ci fortifichi ad essere i suoi fedeli testimoni.
buona pasqua da Bintaro, Indonesia
12 aprile 2012. p. alfonsus sx

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