giovedì 30 agosto 2012

Spiritualità della sequela di Cristo


è una foto presa da quasi un secolo fa in Cina
 

La vocazione viene da Dio. A lui appartiene la nostra vita. Queste affermazioni sono il nucleo spirituale che Mons. Calza vuol tramandare per sottolineare il motore fondamentale della nostra vita. Si tratta di una motivazione che incarna e penetra la ragione, il cuore e la volontà dell’uomo. La storia dell’uomo si intreccia con la storia di Dio. Questa trama suscita una vita nuova nell’uomo in modo tale che egli si rende conto che la sua vita dipende totalmente da Lui e in Lui solo l’uomo può vivere.
È qui si intuisce la logica del cristianesimo che trasforma la vita e costruisce la persona. L’esperienza mistica che l’uomo sperimenta nel cuore di Dio sbocca nell’agire missionario in modo fervente. Attenzione! Non dovremmo entrare nella trappola. Per primo, il cristianesimo non è una organizzazione religiosa, ma è un gruppo di persone che vuole seguire il Signore. Di conseguenza, si trasmette la cultura della vita, perché la ricchezza dell’incontro con Dio fruttifica ampiamente nella quotidianità. Inoltre, non rovesciamo la logica cristiana con quella che ascoltiamo spesso: «facciamo del bene per poter entrare in cielo». Nelle varie storie dei santi, questa ultima logica non funziona. Anzi, i santi hanno incontrato Gesù Cristo per primo, poi la loro vita si sono trasformati e di seguito, hanno fatto del bene in modo totale, fino all’ultimo respiro: omnia et in omnibus Cristus. I primi paragrafi di Mons. Calza desidera dimostrare in modo decisivo che la sequela di Gesù Cristo è la via privilegiata della santità per entrare nel cuore di Dio, che è Santo. Solo a partire da Cristo possiamo compiere agire missionario, partecipando alla sua missione salvifica – universale.
È molto interessante poi questa citazione di Mons. Calza «perché molti possano conoscere, amare e servire Dio, salvare la propria la loro anima». Qui si intuisce l’importanza della relazione con Dio come il motore della vita missionaria. Infatti, Mons. Calza comunica la furbizia del maligno per staccarci da Dio. Facciamo tante cose belle e aiutiamo tanta gente, ma a volte noi missionari dimentichiamo il nostro Padrone, abbandoniamo il nostro Maestro nella cappella da solo. Questo è un esempio concreto nel vivere la santità in questo mondo come missionari. L’esigenza della vita missionaria è certa. I problemi vengono continuamente, anzi, si moltiplicano centinaia volte in breve tempo. Visto questo, Mons. Calza è deciso per delineare la nostra risposta. Dio ha deciso fermamente per salvarci in modo totale, dandoci suo unico Figlio, allora, la simile totalità è richiesta da parte nostra. In che modo rispondiamo la grandezza e la profondità dell’amore di Dio fino alla morte di croce, giusto per redimere i nostri peccati?
Per rispondere questa domanda, Mons. Calza sottolinea una spiritualità incarnatoria. È una spiritualità viva a partire dalla quotidianità. Leggere gli eventi quotidiani e verificarli dal punto di vista Dio stesso. questa  La santità è la nostra via. È vero! Ma è vero anche che viviamola in questo mondo! Non si tratta di vivere la santità sterile e fuori dal mondo, ossia rimanere chiusi dai muri della Chiesa, ma quella di Gesù Cristo che abita in mezzo a noi. Come la viviamo?
Mons. Calza è andato subito a toccare il centro della vita spirituale: unione di vita con Gesù Cristo. Ricordiamoci che sin dall’inizio, egli sottolinea l’urgenza dell’incontro con Dio come il motore della consacrazione di vita e di quella missionaria. Rincorrendo il triplice tappe del cammino di perfezione negli scritti dei santi, i pensieri dell’eccellenza giunge alla cima del pellegrinaggio, che è unione con Dio. Il compito delle suore non è soltanto imitare Gesù Cristo, ma prendere il cammino e andare dietro di lui. È camminare passo dopo passo sulle tracce di vita di Cristo.
Basta questo? No! Diventare uno con Lui. Lo scopo della sequela è entrare in comunione. Possiamo tradurre questa unione attraverso verticalizzazione della nostra storia ogni giorno, cioè leggere ed esaminare gli eventi quotidiani dal punto di vista del Vangelo. Questo significa diventare una replica o una copia perfetta della sua vita in mezzo al popolo di Dio. È Cristo lo specchio da cui possiamo leggere la nostra vita. Non potremmo crescere bene, se confrontassimo soltanto tra le doti e i difetti che abbiamo da una parte e l’ideale di vita dall’altra parte. In questo cammino di santità, ci vuole, non l’ideale di vita nostra, ma Gesù Cristo come il punto fermo di riferimento. Seguendo gli esempi antichi della sequela, Mons. Calza delinea l’importanza del Maestro e la sua regola per accompagnare il cammino di santità. La proposta di uno stile di vita comunitaria è chiara. Non si vive la sequela o la santità da solo, ma bisogna camminare insieme.
L’esperienza mistica che abbiamo vissuto con Dio è quella che condividiamo con le altre persone che non conoscono e non amano Gesù Cristo. Non si parte per la missione, senza aver l’esperienza con Dio. L’umiltà, l’amore e la pazienza diventano poi le colonne di virtù che sostengono la nostra vita missionaria.
p. alfonso sx
Wisma Xaverian Bintaro - Giacarta

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