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è una foto presa da quasi un secolo fa in Cina |
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La vocazione viene da Dio. A lui appartiene la
nostra vita. Queste affermazioni sono il nucleo spirituale che Mons. Calza vuol
tramandare per sottolineare il motore fondamentale della nostra vita. Si tratta
di una motivazione che incarna e penetra la ragione, il cuore e la volontà
dell’uomo. La storia dell’uomo si intreccia con la storia di Dio. Questa trama suscita
una vita nuova nell’uomo in modo tale che egli si rende conto che la sua vita
dipende totalmente da Lui e in Lui solo l’uomo può vivere.
È qui si intuisce la logica del cristianesimo che trasforma
la vita e costruisce la persona. L’esperienza mistica che l’uomo sperimenta nel
cuore di Dio sbocca nell’agire missionario in modo fervente. Attenzione! Non
dovremmo entrare nella trappola. Per primo, il cristianesimo non è una
organizzazione religiosa, ma è un gruppo di persone che vuole seguire il
Signore. Di conseguenza, si trasmette la cultura della vita, perché la
ricchezza dell’incontro con Dio fruttifica ampiamente nella quotidianità. Inoltre,
non rovesciamo la logica cristiana con quella che ascoltiamo spesso: «facciamo
del bene per poter entrare in cielo». Nelle varie storie dei santi, questa
ultima logica non funziona. Anzi, i santi hanno incontrato Gesù Cristo per primo,
poi la loro vita si sono trasformati e di seguito, hanno fatto del bene in modo
totale, fino all’ultimo respiro: omnia et in omnibus Cristus. I primi paragrafi
di Mons. Calza desidera dimostrare in modo decisivo che la sequela di Gesù
Cristo è la via privilegiata della santità per entrare nel cuore di Dio, che è
Santo. Solo a partire da Cristo possiamo compiere agire missionario,
partecipando alla sua missione salvifica – universale.
È molto interessante poi questa citazione di Mons.
Calza «perché molti possano conoscere, amare e servire Dio, salvare la propria
la loro anima». Qui si intuisce l’importanza della relazione con Dio come il
motore della vita missionaria. Infatti, Mons. Calza comunica la furbizia del
maligno per staccarci da Dio. Facciamo tante cose belle e aiutiamo tanta gente,
ma a volte noi missionari dimentichiamo il nostro Padrone, abbandoniamo il
nostro Maestro nella cappella da solo. Questo è un esempio concreto nel vivere
la santità in questo mondo come missionari. L’esigenza della vita missionaria è
certa. I problemi vengono continuamente, anzi, si moltiplicano centinaia volte
in breve tempo. Visto questo, Mons. Calza è deciso per delineare la nostra
risposta. Dio ha deciso fermamente per salvarci in modo totale, dandoci suo
unico Figlio, allora, la simile totalità è richiesta da parte nostra. In che
modo rispondiamo la grandezza e la profondità dell’amore di Dio fino alla morte
di croce, giusto per redimere i nostri peccati?
Per rispondere questa domanda, Mons. Calza
sottolinea una spiritualità incarnatoria. È una spiritualità viva a partire dalla quotidianità.
Leggere gli eventi quotidiani e verificarli dal punto di vista Dio stesso.
questa La santità è la nostra via. È
vero! Ma è vero anche che viviamola in questo mondo! Non si tratta di vivere la
santità sterile e fuori dal mondo, ossia rimanere chiusi dai muri della Chiesa,
ma quella di Gesù Cristo che abita in mezzo a noi. Come la viviamo?
Mons. Calza è andato subito a toccare il centro della vita spirituale: unione di vita con Gesù Cristo. Ricordiamoci che sin dall’inizio, egli
sottolinea l’urgenza dell’incontro con Dio come il motore della consacrazione
di vita e di quella missionaria. Rincorrendo il triplice tappe del cammino di
perfezione negli scritti dei santi, i pensieri dell’eccellenza giunge alla cima
del pellegrinaggio, che è unione con Dio. Il compito delle suore non è soltanto
imitare Gesù Cristo, ma prendere il cammino e andare dietro di lui. È camminare
passo dopo passo sulle tracce di vita di Cristo.
Basta questo? No! Diventare uno con Lui. Lo scopo
della sequela è entrare in comunione. Possiamo tradurre questa unione
attraverso verticalizzazione della nostra storia ogni giorno, cioè leggere ed
esaminare gli eventi quotidiani dal punto di vista del Vangelo. Questo significa
diventare una replica o una copia perfetta della sua vita in mezzo al popolo di
Dio. È Cristo lo specchio da cui possiamo leggere la nostra vita. Non potremmo crescere
bene, se confrontassimo soltanto tra le doti e i difetti che abbiamo da una
parte e l’ideale di vita dall’altra parte. In questo cammino di santità, ci
vuole, non l’ideale di vita nostra, ma Gesù Cristo come il punto fermo di
riferimento. Seguendo gli esempi antichi della sequela, Mons. Calza delinea
l’importanza del Maestro e la sua regola per accompagnare il cammino di santità.
La proposta di uno stile di vita comunitaria è chiara. Non si vive la sequela o
la santità da solo, ma bisogna camminare insieme.
L’esperienza mistica che abbiamo vissuto con Dio è
quella che condividiamo con le altre persone che non conoscono e non amano Gesù
Cristo. Non si parte per la missione, senza aver l’esperienza con Dio. L’umiltà,
l’amore e la pazienza diventano poi le colonne di virtù che sostengono la
nostra vita missionaria.
p. alfonso sx
Wisma Xaverian Bintaro - Giacarta