lunedì 20 giugno 2011

L'amicizia che fonda la sequela

Canto
Ubi caritas et amor—Ubi caritas deus ibi est

Sia lodato e ringraziato ogni momento — Il santissimo e divinissimo sacramento
Gloria.

Introduzione
La solennità della Santissima Trinità. Egli è il protagonista della storia della salvezza; ma non un Dio astratto, solitario: è il Dio comunità di amore, Padre, Figlio e Spirito Santo. Il mistero è troppo grande di fronte a noi. È più facile parlarne della sua singolarità, descrivendo il proprio carattere e il proprio lavoro nel progetto della salvezza per il mondo invece di spiegare il loro modo di stare insieme. Tra uno e tre, non possiamo pensare ai numeri, ma a un unità che uno sostiene l’esistenza dell’altro.
Questa sera non parliamo l’essenza di ciascuno ma  riflettiamo il loro modo di relazionarsi, la bellezza dell’amore profonda e della relazione misteriosa che fonda il loro stare insieme, lo stile di rapportarsi che sta alla base della comunità del Dio trino ed unico e che diventa la sorgente e l’origine di ogni buona e giusta relazione di amicizia.
La comunione del Dio trino ed unico è il modello perfetto della vita comunitaria, dello stare insieme come una comunità religiosa, come una famiglia o come un gruppo che vuole vivere e raggiungere una méta buona e giusta.
Ascolteremo e rifletteremo 2 brani. 1) la chiamata dei primi discepoli nel vangelo di Giovanni (Gv 1,35-51) e la missione affidata agli apostoli dopo la vita terrena di Gesù, che è il frutto della vera amicizia il che nasce dallo sguardo fisso di Gesù ai suoi discepoli. È un brano che ascolteremo anche la domenica prossima nella solennità della Santissima Trinità (Mt 28,16-20).

Testo Biblico Gv 1, 35-51
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
Silenzio

Riflessione
Lo scopo principale della domanda dei due è cercare una comunione di vita: «Rabbi dove abiti?» da questa domanda, inizia un cammino del discepolato che cambia l’orientamento di vita dei loro due. Attenzione, se leggiamo il brano più adagio, ci accorgeremo che Gesù è colui che per primo aveva indirizzato la domanda: «cosa cercate?»
Un tempo, era normale quando si diceva (o anche oggi quando si dice): «l’uomo deve cercare e trovare Dio».  Nella preghiera delle lodi di questa mattina, si trova anche una frase che dice: «con tutto il cuore ti cerco, rispondimi Signore».  Gv ci propone una altra logica per leggere la relazione dell’uomo con Dio: non è l’uomo che cerca Dio ma Egli che lo cerca. L’iniziativa e l’invito derivano dall’alto. L’uomo con la propria forza, non può raggiungere: la massima felicità della sua vita, la pienezza totale dei suoi desideri, e anche non può controllare la realtà al di là di questo mondo dopo la morte. La nostra vita è una sequela di vita per Cristo, con Cristo e in Cristo.
Quando parliamo di Dio che conduce la nostra vita, non stiamo parlando di un oggetto astratto, ma di quello vivo che si è incarnato in mezzo a noi 21 secoli fa. Questo Dio era qui venuto sulla terra, aveva la carne e le ossa come noi con tutto il suo limite. Non possiamo negare la sua presenza come non possiamo contestare che tutti in nostri parenti o amici defunti erano qui in mezo a noi, erano tangibili, visibili. Erano le persone con cui abbiamo parlato e chiacchierato. Dio si è fatto vedere in Gesù. È a causa di lui soltanto siamo qui. Nel suo nome ci incontriamo.
Dopo l’episodio del getsemani, raccontato in Gn 3, Dio ci sta cercando: Adamo dove sei? L’uomo, dove sei? Come stai?
I primi discepoli (Andrea, Simone, Filippo, Natanaele) sono le persone che cercano la pienezza della sua vita, che desiderano a incontrare il Messia. Le varie esperienze nella famiglia, nel vivere la religone giudaica e l’amicizia con gli amici  hanno preparato questo incontro «con colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e nei Profeti: due libri principali dell’antico testamento». Grazie a una bella amicizia intrecciata tra Andrea e Pietro, Filippo e Natanaele. Per tutti loro, l’incontro con Dio, avviene attraverso gli amici, le persone con cui si relazione e con cui uno ha la fiducia all’altro. In questa vera amicizia i discepoli sono cresciuti ed  la loro vita è stata trasformata. Mi fermerò su questo punto: l’amicizia che fonda la sequela.
Spesso si pensa che per l’amico uno debba disprezzare il denaro, rifiutare gli onori, subire l’inimicizia dei potenti, accettare anche l’esilio se è il caso, perfino perdere la faccia in azioni disoneste purché non ne venga un danno alla patria o non si rovini un altro contro il lecito. C’è anche chi pensa che la meta dell’amicizia è provare per l’amico gli stessi sentimenti che uno per se stesso. Altri credono di soddisfare alle esigenze dell’amico ricambiando ogni volta il favore o il servizio ricevuto dall’amico. Altri ritengono che, fatta eccezione per la lealtà, tutto il resto è permesso.
Queste opinioni non possono essere le motivazioni che stanno alla base dell’amicizia. Non può essere l’amicizia tra malviventi. Tra di loro esistono soltanto uno scambio mutualismo (un tipo di convivenza in cui entrambi gli organismi traggono vantaggi). Questo tipo di relazione è indegno del nome di amicizia. Non c’è scusa per il peccato, anche se è stato fatto per amore di un amico.
Gli amici, dice Cicerone: «sono presenti anche se sono assenti, sono ricchi anche se poveri, sono forti anche se deboli e cosa ancor più difficile, anche se morti, vivono!» Un’amicizia dunque: è la gloria di chi è ricco, il premio di chi è forte, ma questi non ci bastino. Per noi l’amicizia è un passo dalla perfezione, che consiste nell’amore e nella conoscenza di Dio, così che un uomo, in virtù dell’amicizia che ha verso un altro  uomo, diventa amico di Dio, secondo quanto dice il Signore nle vangelo: «Non vi chiamo più servi, ma amici miei». Ricordiamo l’esperienza tra Filippo e Natanaele: Filippo dice a Natanaele: abbiamo trovato Messia! Natanaele rispondeva.. ma va la…. Filippo: Vieni e vedi! Dopo aver stato incontro, Natanaele dice «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!»
Questa amicizia può nascere tra uomo che vive con sobrietà, giustizia e pietà –secondo Aelredo di Reivaux (l’amicizia spirituale). Tra coloro che sono uniti nel vincolo dell’amicizia, tutto è fonte di gioia, tutto dà una sensazione di sicurezza, di di soavità (tenerezza, amabilità, grazia). In questa amicizia, raggiungiamo la verità, la gioia, la dolcezza e la buona volontà, il sentimento e l’agire. Tutte queste iniziano da Cristo, mediante Cristo e in Cristo raggiungono la perfezione.
Che cercate? Venite e vedrete! Sono le due frasi che sottolineano l’importanza dello stare insieme con Gesù. È il primo compito di quelli che vogliono seguirlo. Da questo stare insieme scaturiscono le gocce di sapienza che dirigono la nostra vita (ricordiamo Salomone che chiede la grazia della sapienza, il cuore intelligente per distinguere il bene dal male, la saggezza nel governare, a Dio all’inizio del suo ministero come il re di Israele), la forza che sostiene la nostra fragilità, le strade che ci portano alla verità.
Nel silenzio, preghiamo e chiediamo la grazia di Dio, comunicando con Lui, che possiamo essere fedele in Lui, possiamo vedere la sua presenza come amico al nostro fianco, anche se si spengano tutte le luci intorno a noi.
Silenzio

Canto
Il Signore è la mia forza e io spero in lui
Il Signore è il Salvatore
In lui confido non ho timor
In lui confido non ho timor

Testo biblico Mt 28,16-20
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli , battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Riflessione
Il coronamento del nostro amore sarà la spoliazione, lasciando il costato affinché possa fluire l’acqua della vita. Dobbiamo lasciare liberi quelli che amiamo, lasciarli essere se stessi. Solo quelli che sanno amare possono capire che il sinonimo dell’amore è impegnarsi con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza; essere fedele con il sudore; ed è per sempre. «In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4,10).
Magari tra i giovani e i ragazzi o tra le persone con cui ci rapportiamo ogni giorno, ascoltiamo raramente la parola «sacrificio». La nostra società sta morendo, non per la carestia, ma per un eccesso di desiderio. Ogni annuncio pubblicitario ci incoraggia per desiderare di più, senza limiti, infinitamente; ci spinge a possedere tutto con tanta facilità, basta un solo clic per avere tutto. Sono i sogni che fanno crescere l’egoismo. Da quando siamo nati, abbiamo una tendenza di chiudere il palmo della mano invece di aprirlo, di tirare tutto a me invece di dare le cose agli altri.
Ma per crescere nell’amore come quelle di Cristo, ci vuole tempo. Non c’è un clic automatico. C’è soltanto un cammino, un processo e un impegno che dura per tutta la vita. Questo tempo ci è dato. È un dono.
Il brano di Matteo esprime un'altra volta un nuovo inizio del cammino della vita.  In Galilea, Gesù ha iniziato il suo ministero sulla terra chiamando i primi discepoli (secondo Marco sulla riva del mare) e lasciando questa vita terrena, Gesù invia tutti i suoi discepoli a iniziare una  nuova missione, un nuovo cammino di vita sotto la guida dello spirito santo. C’è sempre l’incertezza e il dubbio come gli atteggiamenti che accompagnano sempre il cammino della fede. È normale: il dubbio è manifestazione di una fede imperfetta → su questa terra, non siamo perfetti, visto che siamo fatti da carne e sangue, fragile!
Ma ricordiamoci che il commando di fare discepoli tutti gli uomini non è indirizzato soltanto agli undici, ma alla Chiesa e a tutti noi. Non avere paura. Ci sono tre  affermazioni molto forti nel brano di Matteo: a) una dichiarazione di autorità  «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra», b) un mandato missionario «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» [la missione prima di tutto è un cambiamento dello stile di vita. Il battesimo è l’adesione della propria volontà a Dio che verrà dopo], c) la promessa della sua presenza «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Nella bibbia ci sono tanti passi nuovi che iniziano il cammino di vita di un popolo, di Israele o di un personaggio biblico. Provate a vedere la storia famosa di un giusto sofferente (Giobbe), il timoroso (Mosè), il piccolo (Giacobbe), il dubitoso (Tommaso), il testone (Pietro). Ogni tappa nuova della vita nella bibbia, fa parte anche della nostra vita, di tanti episodi belli e affaticati da vivere. Anche Gesù non ha rifiutato la sua croce, anzi la vive nella fede fiduciale nel suo Padre Celeste.
Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei amato di una Amore infinito.
Chiudo questa riflessione con Pietro. Il suo nome significa Pietra. Essendo pietra, è forte ma non può parlare. Così il suo nome simboleggia la dipendenza dal suo maestro, Gesù. Dio si è impegnato per noi, ci ha dato la sua parola, ci mette in mano dei fatti, ci dà garanzia nel suo amore e nella sua elezione, perciò chiede  fiducia e fedeltà, perché  egli stesso mostra fiducia nell'uomo e gli è  fedele.
Chiediamo alla fine di questa adorazione, la perseveranza nel vivere la fede in Gesù Cristo nei vari ambienti in cui viviamo.
Silenzio

Preghiera: Perché il signore ci conceda il dono della perseveranza
Signore Gesù, tu sei l’Amen, il Testimone autentico e fedele. Ti supplichiamo con tutto il cuore di concederci la grazia della fedeltà e il dono della perseveranza finale.
Fa che sappiamo resistere ad ogni assalto del male, donaci di assecondare. Gli impulsi soavi della grazia per raggiungere quella perfezione evangelica che attendi da noi. Tu che hai reso la tua bella testimonianza nell’ora della passione E ci hai donato Maria come vergine fedele Comunicaci la forza di attraversare le prove della vita per essere un giorno nella luce del tuo Regno. A te la gloria, con il padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Tantum ergo
Tantum ergo Sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
praestet fides supplementum
sensuum defectui.

Genitori Genitoque
laus et jubilatio,
salus honor, virus quoque
sit et benedictio;
procedenti ab utroque
compar sit laudatio. Amen.

Preghiamo: Donaci o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità, il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo santo sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo Santo Nome
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

Roma, Giugno 2011

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