lunedì 20 giugno 2011

Cosa è l'amore cristiano?

Introduzione
Perché la morte di Gesù Cristo porta la salvezza per tutti: tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni generazione, prima e dopo di lui e questo atto ha un valore per tutta l’eternità?
I testi sacri delle religioni parlano e danno un ampio spazio per parlare e riflettere sulla morte, anzi spiegano anche cosa succedere dopo! A partire dalla mia esperienza nell’incontro con tante persone proveniente dalle varie religioni ho notato che ci sono tante immagini e tanti pensieri chiamati come una rivelazione dal cielo. Oggi, ci sono tanti movimenti religiosi moderni e postmoderni che propongono lo stare bene dell’uomo, la creazione un Dio fai-da-te, un cammino spirituale controllato dallo stato dei miei sentimenti ecc. La mia domanda è come si può vivere in equilibrio mettendo spesso Dio a parte? Poi mi chiedo ancora, chi garantisce la validità di queste rivelazioni?
L’esperienza in famiglia mi conduce alla fine a conoscere un personaggio centrale della bibbia: Gesù Cristo. Non vorrei esporre adesso la dottrina della Chiesa su questo personaggio, ma vorrei invitarti a riflettere un piccolo episodio della sua vita, un breve periodo centrale che porta la conseguenza del nostro vero bene.
Se ci sono ancora dei dubbi su Gesù Cristo nei vostri cuori, potete riflettere ancora in questo un’ora di adorazione questa provocazione: provate a togliere Gesù Cristo dalla tua vita. Togliete tutti i legami e tutte le conseguenze che rivolgono a lui. Tutte le cose saranno inutile, non hanno senso, non hanno il fine ultimo e non esistono integralmente.
Se siete più meno sicuri la centralità di Gesù per la nostra vita, vi inviterei a riflettere il brano di Marco (Mc 14, 32-42) che ci racconta quel episodio breve e decisivo di Gesù nel Getsèmani.

Leggere il testo del vangelo Mc 14, 32-42

Entrare nell’ambiente
  • Con la forza della conoscenza, cerchiamo di essere coscienti con l’ambiente in cui si trova Gesù. Nel silenzio in relazione personale con Gesù proviamo a immaginare il luogo della sua preghiera: la notte, i discepoli, il vento, il plenilunio, le pietre, i sassi, la terra, gli alberi, il cespuglio, la collina, la solitudine, i pellegrini di Gerusalemme…
Entrare nei sentimenti
  • Gesù è uomo e Dio. Essendo uomo, egli non è privo di sentimenti come gioia, tristezza, paura, conforto, dubbio, ansietà, cosa prova Gesù davanti alla morte e resurrezione che sta davanti e lo sta aspettando?
Entrare nel discorso
  • La vocazione dell’uomo e la volontà del Padre: entriamo nel gioco della libertà e responsabilità come due lati di una moneta.
  • La missione salvifica: il sì di Gesù fin dall’incarnazione fino alla croce è un sì per il bene e la salvezza di tutta l’umanità.
  • Il ministero terreno
  • Essere fedele: la tensione tra spirito che è pronto e la carne che è debole. Ci vuole la decisione del cuore che ha bisogno un sostegno
  • Ora di preghiera
  • Cosa è la morte cosicché il Figlio dell’Uomo e il Figlio di Dio abbia ansietà per affrontarlo?
Leggere il testo: Cosa significa l’amore cristiano?
Propongo un’altra ragione che parte dalla logica del dono (“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” Gv 3,16) connesso a quella dell’agape ( “nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” Gv 15,13).
Un dono fuori dalla dialettica do ut des o da quella economica in cui esiste un trasferimento di proprietà tra un donatore e un donatario; un concetto che possa opporsi all’economia, al motivo circolare dello scambio, all’idea del ritorno e del contraccambio, al circolo del debito e della restituzione.
La logica del dono e dell’amore è senza condizioni previe, non pretende di comprendere e non ha la minima intenzione di afferrare. Amando, il donatore si abbandona completamente alla donazione fino a coincidere rigorosamente con questo dono, anzi fino a lasciar determinare se stesso da lui. Questo accade nella misura in cui il dono sorge da sé come bellezza affascinante che trascina e come tale impone al suo donatore da cui si sente di farne omaggio.
Colui che accoglie deve innanzitutto accettare di ricevere quel dono, ma questa accettazione implica per primo una rinuncia, abbandonando l’istanza dell’antropocentrismo, dell’auto-sufficienza e del quieto possesso di sé e del proprio mondo, e, in secondo luogo, un’accettare di accettare ossia un’accoglienza di essere accolto. Ciò implica il riconoscimento del fatto che non si cresce da soli ma attraverso “una dipendenza verso ciò che non siamo o più esattamente verso ciò che l’io non è”.
Rileggendo il brano, potete chiedere una grazia al Signore come: dolore, afflizione e confusione per il fatto questo perché il Signore va alla passione per i miei peccati? O perché il Signore è disponibile a dare tutto, la sua vita e la sua morte, per il mio vero bene? Non cerchiamo di sapere cosa, come e quanto grande l’amore di Gesù per noi, ma cerchiamo di comprendere e di stare in questo amore.
Può darsi che vi avvertite un senso inaspettato e ingiustificato di tristezza o di fatica interiore, non confondetelo con la desolazione spirituale, perché può essere un modo con cui Dio ti fa conoscere e partecipare alla passione di Gesù Cristo. Perciò vorrei dirvi questo: non spaventatevi di questa grazia perché la potete vivere all’interno della vostra situazione spirituale. Se ora vi avvertite l’amore grande di Dio per voi, potete vivere tale grazia all’interno di questo amore, perché l’amore lo si riceve ma anche lo si dà e la sofferenza a volte è il modo in cui l’amore si esprime e si concretizza.
Qui stiamo avanzando nella contemplazione della vita di Gesù Cristo, soprattutto il suo episodio basilare in cui si deve scegliere tra accettare il calice oppure no.


Silenzio, leggendo il testo di Metz: L’amore rende povero
dal libro: Povertà nello spirito di J.B. Metz, pp.58-60

Ogni autentico slancio di amore rende poveri.
Esso impegna tutto l’uomo,
chiama in gioco tutte le sue forze e tutti i suoi legami
e ha come conseguenza
una diminuzione della sicurezza e protezione oggettiva,
situata fuori dell’uomo.

Perciò può veramente amare
solamente l’uomo che è capace di darsi «gratuitamente»,
senza protezione e senza dubbi.
Per custodire questa donazione
nella solitudine e dolorosa fedeltà di tutta una vita.

Ogni autentico incontro umano avviene nello spirito di povertà.
Perché dobbiamo farci piccoli, saperci dimenticare e tirarci da parte
Affinché l’altro venga veramente a noi nella sua unicità.
Dobbiamo sapere lasciarlo essere,
lasciarlo libero nel suo essere proprio,
che spesso ci strappa a noi stessi
e ci chiama a dolorosa conversione.
Solamente così prepareremo a lui (e a noi) un autentico «avvento».

Spesso noi opprimiamo l’altro;
noi lasciamo venire fino a noi
solamente
quello che passa
attraverso il filtro
della nostra propria esistenza individuale,
a cui siamo così abituati:
in una parola, solamente quello che è già in noi.

Ma in questo modo, non arriva mai propriamente l’altro,
il mistero beatificante e salvatore del suo essere unico;
siamo invece noi che ricadiamo in noi stessi,
e paghiamo il prezzo di una solitudine dolorosamente corrosiva
perché non abbiamo osato la povertà dell’incontro
e abbiamo fatto di esso unicamente
la nuova occasione di una disperata autoaffermazione
e di una auto idolatria.

Quello che ci resta è un’ombra di noi stessi,
lo spettro infernale di quella natura
che avrebbe dovuto trovare la pienezza e lo splendore del proprio essere
nell’umile apertura all’altro,
nell’audacia del «perdersi» per suo amore.

Perché il signore ci conceda il dono della perseveranza,
Signore Gesù, tu sei l’Amen, il Testimone autentico e fedele.
Ti supplichiamo con tutto il cuore di concederci la grazia della fedeltà e il dono della perseveranza finale.Fa che sappiamo resistere ad ogni assalto del male, donaci di assecondare gli impulsi soavi della grazia per raggiungere quella perfezione evangelica che attendi da noi.
Tu che hai reso la tua bella testimonianza nell’ora della passione e ci hai donato Maria come vergine fedele comunicaci la forza di attraversare le prove della vita per essere un giorno nella luce del tuo Regno. A te la gloria, con il padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Tantum ergo
Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
praestet fides supplementum
sensuum defectui.

Genitori Genitoque
laus et jubilatio,
salus honor, virus quoque
sit et benedictio;
procedenti ab utroque
compar sit laudatio.
Amen.

Preghiamo: Donaci o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità, il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo santo sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

In ricordo dell'adorazione alla chiesa di santa Lucia, Parma

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