venerdì 16 dicembre 2011

Un sacerdote in vacanza per il natale, si può nascondere il dono del sacerdozio?

In realtà non si può. Sono appena arrivato a casa verso le 8 del mattino, dopo aver fatto un viaggio di notte con un pulman da Giacarta. Come al solito, ho mandato un messaggio al mio parroco, giusto per avvisare e anche per l’amicizia. Già… ci sono tre diocesani nella parrocchia e sono stato per 4 anni nel seminario minore con uno di loro. Qualche minuto dopo, ho ricevuto un sms dal parroco che mi invitava ad accompagnarlo per amministrare la confessione in una parrocchia circa un ora e mezzo di viaggio. Questo servizio dura fino alla vigilia di natale. Praticamente inizia la confessione dalle 17.00 e finisce verso le otto o nove di sera (tranne alcuni casi), visto che ci sono circa 10 sacerdoti per servire un luogo.
La mia domanda iniziale è stata il «perché». é quasi diventa la moda fare la confessione prima di natale? è davvero andare a canossa è una moda per riprendere il cammino della vita?
Durante il viaggio, egli un po' mi ha spiegato che nel vicariato, ci sono 5 parrocchie. La settimana prima di natale, ogni sacerdote va in una parrocchia per amministrare la confessione. Se venissero tutti, ci sarebbero 10 sacerdoti, nonostante alcuni devono fare circa 2 ore di viaggio, visto che la distanza è abbastanza notevole. Così in un giorno si spera di servire tutti i fedeli in una parrocchia. È conveniente?
Cosa ho imparato nel primo giorno di arrivo a casa?
La presenza dei sacerdoti e dei fedeli che si accostano a questo sacramento indica la riconoscenza dei doni. Il sacerdozio è un dono per tutta la comunità. Non spetta soltanto ai sacerdoti sono stati ordinati, ma anche ai laici che hanno fatto crescere la vocazione, hanno maturato durante il percorso formativo e continuano a sostenere il sacerdozio come dono anche quando questo viene condiviso, celebrando i sacramenti.
In oltre, la scelta per amministrare il sacramento del perdono in una parrocchia fortifica il carattere comunitario di una parrocchia e delle parrocchie in un vicariato. Anche in questo natale, nonostante i cristiani in questa zona sono pochi, c’è un desiderio per camminare insieme, non soltanto i fedeli di una parrocchia con gli altri, ma anche i suoi parroci. Ci vuole un po’ di sacrificio per loro, ma c’è un valore più grande da raccogliere.
Poi, da parte dei sacerdoti, questo sistema li sostiene a creare dei legami di fraternità. A volte si parla di una fraternità sacerdotale, mentre l’argomento opposto sostiene che i diocesani sono autosufficienti e vivono da soli. In realtà, siamo homo socialis e abbiamo bisogno della presenza degli altri. I monaci del deserto, abitano nei luoghi separati, ma vivono in una certa comunità. La realtà dei diocesani è simile a questo. Credo che la condivisione del lavoro parrocchiale non è una cosa da poco. Facendo la visita, conoscendo la casa e gli impegni pastorali, condividendo le gioie e le fatiche nel vivere la vocazione agli altri sacerdoti, una persona trova un feed-back che favorisce la maturità della sua vita sacerdotale.
Concludendo, per rispondere alla domanda che ho messo all’inizio, noi non parliamo di moda, perché è già praticata da più di mille anni. Il sacramento del perdono è davvero un dono per tutta l’umanità. È un luogo in cui l’uomo può incontrare una persona affidabile che non apre la bocca, può sentire la grandezza della misericordia di Dio, può trovare un rinforzo spirituale per poter ricominciare di nuovo la vita ecc. Attraverso di esso, il Signore nostro Gesù Cristo mette in pratica una delle sue promesse: io sarò con voi tutti i giorni.

Lettura d'oggi

Friends