Nella mezzanotte del 23 dicembre sono arrivati
i carabinieri e le forse pubbliche del comune per garantire le messe e le
celebrazioni di Natale. Il loro compito è di vigilare la nostra chiesa 24 ore
su 24 fino a Capodanno. Siamo abituati al Natale vissuto nel silenzio e nella
pace come l’atmosfera di Betlemme. Purtroppo ci manca questo aspetto. Infatti,
la celebrazione della nascita del Salvatore attira l’attenzione di tutti! Celebriamo
la sua nascita in questo terzo millennio, non nel silenzio della grotta, non
sotto la luce delle stelle, non in mezzo al canto dei grilli, non con poca
presenza e partecipazione dei fedeli. Saranno invece presenti centinaia di
persone che parteciperanno alla messa e passeranno di fronte alla grotta, che
faranno la guardia, che vigileranno la Chiesa, che controlleranno le borse
all’entrata … e menomale che non verrà richiesto e distribuito nessun biglietto
per l’ingresso!
Il discorso della sicurezza è per noi un argomento
molto importante, visto che negli ultimi dieci anni ci sono stati vari tentativi
per disturbare le messe di natale in Chiesa (cf. le bombe di natale nel 2000),
soprattutto nella messa della notte. Si
sa già qual è il rischio di andare in chiesa e partecipare alla messa della
notte. Ma qui, la gente è abituata al metal detector o ad ogni altro tipo di
controllo per la sicurezza, proprio vicino l’entrata della chiesa.
Da una parte si può dire che questo aspetto è
sinonimo di una fede forte che porta la gente ad abbandonarsi nelle mani di Dio,
dall’altra parte, però, potrebbe anche tradursi nella convinzione che le
persone hanno di convivere già con la cultura della morte, nel senso che sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo
insieme con il Signore (1Ts 5,10).
È vero, le porte della Chiesa sono aperte a
tutti, ma non tutti vengono con l’ intenzione di adorarlo. Il passo biblico che
parla dell’incontro tra Erode ed i tre magi potrebbe illuminarci su questo
argomento.
Non voglio dilungarmi in questo discorso. Penso
che non siamo i soli a vivere questa condizione. Nelle altre parti del mondo
dove non c’è libertà di culto, hanno situazioni peggiori rispetto a noi. I
nostri nemici non sono le sorelle ed i fratelli mussulmani che, facendosi la
guerra, hanno subito danni e hanno addirittura perso la vita.
Ma chi è il vero nemico che semina il terrore
nella vigilia di Natale? Il nostro nemico è il cuore che non ha la pace. Di
conseguenza, questo vive nella solitudine dell’ io afflitto, respingendo ciò che vuole entrare ed uscire. Nel
momento in cui la luce non può penetrare, regna la forza delle tenebre in esso che
scombussola la vita dell’uomo. L’assenza dell’orientamento fisso e un
fondamento su cui non si può vacillare nella vita, conducono la persona a
vivere in modo superficiale, alla ricerca dell’affermazione di sé trovando così
il nulla. Questo significa la morte nella vita.
È allora difficile ripetere l’antifona d’ingresso
della messa della notte “Rallegriamoci
tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è
scesa a noi dal cielo” ? Credo che la pace non si possa comprare, ma è
puramente un dono accolto nel cuore sensibile ai segni dei tempi. Il Signore
stesso, la vera pace, continua a donare la sua vita in modo molto fragile …
fino ad oggi, tra le nostre mani. Così egli compie la sua promessa “io sarò con voi tutti i giorni fino alla
fine dei tempi”.
Preghiamo allora in questa notte di Natale che
il Signore venga ad illuminare il cuore che giace ancora nelle tenebre. Che
egli venga e doni la pace affinché possiamo vederlo e amarlo nei volti delle
persone che vivono intorno a noi.
alfonsus widhi, rembang 24 dicembre 2011