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domenica 27 agosto 2017

Adorasi Ekaristi

Tema: Panggilan hidup

Di salah satu sudut Roma 5-9-2010
Tradisi adorasi ekaristi merupakan kelanjutan dari tuguran yang kita jalankan pada hari kamis putih. Di sini kita merenungkan due peristiwa besar antara perayaan kenangan sengsara Tuhan dan kehadirannya secara permanen di dalam hosti yang dikonsakrir. Namun, sama seperti aneka devosi lainnya, adorasi ekaristi tidak dapat dipisahkan dari hidup kita dengan sesama. Adorasi adalah suatu kebutuhan hakiki dari hati kita yang terdalam yang mencari Yang Ilahi dan Transenden. Maka, adorasi ekaristi bukan merupakan tindakan keagamaan secara pribadi untuk merasa baik, saleh dan suci, melainkan untuk menjadi semakin peka akan kehadiran Kasih dan tuntutan-Nya.
Paus Paulus VI dalam dokumen Marialis Cultus n° 46 menulis bahwa dengan melihat relasi yang erat antara Bunda Maria dan Kristus, maka mendaraskan rosari pun membantu orientasi kristologis doa-doa kita, sambil merenungkan di dalamnya misteri-misteri penjelmaan dan penebusan. Dengan demikian, berdoa kepada Yesus Kristus yang hadir di dalam Sakramen, diharapkan hati kita menjadi semakin peka dan seperasaan dengan Hati-Nya yang selalu tergerak oleh belaskasihan.
Situasi tata kehidupan di Jakarta pada millennium III ditandai dengan budaya serba cepat dan seolah tanpa batas. Kondisi ini telah berdampak serius pada kwalitas hidup beriman.

martedì 9 aprile 2013

Adorasi ekaristi di Paroki St. Matius - Bintaro

Adorasi "Come and See Club"
di Wisma Xaverian
Tradisi adorasi ekaristi merupakan kelanjutan dari tuguran yang kita jalankan pada hari kamis putih. Di sini kita merenungkan due peristiwa besar antara perayaan kenangan sengsara Tuhan dan kehadirannya secara permanen di dalam hosti yang dikonsakrir. Namun, sama seperti aneka devosi lainnya, adorasi ekaristi tidak dapat dipisahkan dari hidup kita dengan sesama. Adorasi adalah suatu kebutuhan hakiki dari hati kita yang terdalam yang mencari Yang Ilahi dan Transenden. Maka, adorasi ekaristi bukan merupakan tindakan keagamaan secara pribadi untuk merasa baik, saleh dan suci, melainkan untuk menjadi semakin peka akan kehadiran Kasih dan tuntutan-Nya.
Paus Paulus VI dalam dokumen Marialis Cultus n° 46 menulis bahwa dengan melihat relasi yang erat antara Bunda Maria dan Kristus, maka mendaraskan rosari pun membantu orientasi kristologis doa-doa kita, sambil merenungkan di dalamnya misteri-misteri penjelmaan dan penebusan. Dengan demikian, berdoa kepada Yesus Kristus yang hadir di dalam Sakramen, diharapkan hati kita menjadi semakin peka dan seperasaan dengan Hati-Nya yang selalu tergerak oleh belaskasihan.
Situasi tata kehidupan di Jakarta pada millennium III ditandai dengan budaya serba cepat dan seolah tanpa batas. Kondisi ini telah berdampak serius pada kwalitas hidup beriman. Orang Muda Katolik merupakan bagian tak terpisahkan dari dinamika kehidupan tersebut. Di hadapan berbagai macam pilihan yang disodorkan di dalam hidup, ada kecenderungan untuk menentukan pilihan dengan mengandalkan kekuatannya dan kepintarannya sendiri, menunggu dari orang lain dan bukan berdasar pada iman. Seringkali Allah tidak diperhitungkan sedikitpun.
Apakah masa depan Gereja akan dipenuhi dengan orang berkepribadian anonim, berkepribadian ganda dan lebih cenderung menekankan aspek penampakan saja dan bukan menjadi dirinya sendiri? Padahal, menurut Paus Benediktus XV dalam kunjungannya ke Cyprus 5 juni 2010 yang lalu, Gereja membutuhkan para imam yang baik, yang kudus dan yang dipersiapkan dengan baik […] Gereja membutuhkan imam – religius yang berserah diri seutuhnya pada Allah dan mengabdikan dirinya untuk memperluas Kerajaan Allah di dunia. Oleh sebab itu, adorasi ekaristi berkarakter panggilan yang kita jalankan sekali sebulan memiliki intensi agar kaum muda berani untuk merencanakan masa depan mereka bersama dengan Allah; berani untuk memaknai pilihan hidup mereka sebagai sebuah panggilan; berani untuk menekuni dan berusaha untuk tetap setia pada pilihan yang mereka buat. Sedangkan bagi orang tua, diharapkan agar mereka pun makin berkembang dalam iman dan terbuka pada berbagai pilihan panggilan hidup kristiani yang akan dipilih oleh anak-anak mereka. Dengan demikian, Adorasi yang kita jalankan di Paroki pada hari kamis pertama setiap bulan, merupakan salah satu jalan spiritual untuk melewati situasi kritis yang sedang dihadapi oleh kaum muda, orang tua, Gereja dan dunia, yang sedang mengawali peziarahannya juga di awal millennium III ini. Semoga.

P. Alfonsus Widhi sx
Wisma Xaverian - Bintaro.

mercoledì 18 aprile 2012

Si crede ancora oggi al miracolo eucaristico?


Ho scritto proprio "oggi" del nostro tempo, che a volte viene descritto come un tempo difficile per vivere la fede. è successo che l'ostia caduta per terra, ricercata ma non è stata trovata, e quando si sono tornati a cercare, l'hanno trovata sanguinata.
è successo questo nella Chiesa di Santo Fransiskus Xaverius a Kidul Loji, Yogyakarta, in una messa domenicale del 15 aprile 2012.
La messa è presieduta da Don V. Suparman. Durante la distribuzione della comunione, il sacerdote viene accompagnato dai tanti pro diaconi come al solito. è successo che quando un diacono dava la comunione ad un ragazzino tra le sue mani, l’ostia è caduta per terra. Cercavano insieme, ma non sono riusciti a trovarLo. Invece di continuare a cercare, questo pro diacono gli ha dato un’altra ostia. Terminato il compito di distribuire la comunione, egli ha parlato tremando con il don Suparman per quanto riguarda quello che era successo.
Cercandola intorno al posto dove il pro diacono distribuiva la comunione, hanno trovato l’ostia sanguinante attorno. È stata il corpo e il sangue di Cristo? Cercavano di pulirla con il purificatorio. Questo purificatorio poi l’hanno portata subito in cappella.
Verso le 24.00, don Suparman e don Saryanto sono andati a vedere la condizione dell’ostia e del purificatorio.  C’era il profumo uscito da essa. Il colore rosso del sangue è diventato marrone.
Ricordiamo che qui si utilizzano le parole: l’ostia sanguinante, perché non si sa ancora se questo fosse un miracolo eucaristico oppure ci fosse un'altra cosa.
Rispondendo a questo evento, il vescovo del luogo, Mgr. Johannes Pujasumarta invita i cattolici per far crescere l’adorazione al Santissimo Sacramento. 

viene riassunto da Rm. Agoeng che ha scritto per paguyuban wartawan katolik indonesia  
il testo originale si trova nel gruppo di facebook:  dinamika paroki kita
alfonsus widhi sx

lunedì 20 giugno 2011

Cosa è l'amore cristiano?

Introduzione
Perché la morte di Gesù Cristo porta la salvezza per tutti: tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni generazione, prima e dopo di lui e questo atto ha un valore per tutta l’eternità?
I testi sacri delle religioni parlano e danno un ampio spazio per parlare e riflettere sulla morte, anzi spiegano anche cosa succedere dopo! A partire dalla mia esperienza nell’incontro con tante persone proveniente dalle varie religioni ho notato che ci sono tante immagini e tanti pensieri chiamati come una rivelazione dal cielo. Oggi, ci sono tanti movimenti religiosi moderni e postmoderni che propongono lo stare bene dell’uomo, la creazione un Dio fai-da-te, un cammino spirituale controllato dallo stato dei miei sentimenti ecc. La mia domanda è come si può vivere in equilibrio mettendo spesso Dio a parte? Poi mi chiedo ancora, chi garantisce la validità di queste rivelazioni?
L’esperienza in famiglia mi conduce alla fine a conoscere un personaggio centrale della bibbia: Gesù Cristo. Non vorrei esporre adesso la dottrina della Chiesa su questo personaggio, ma vorrei invitarti a riflettere un piccolo episodio della sua vita, un breve periodo centrale che porta la conseguenza del nostro vero bene.
Se ci sono ancora dei dubbi su Gesù Cristo nei vostri cuori, potete riflettere ancora in questo un’ora di adorazione questa provocazione: provate a togliere Gesù Cristo dalla tua vita. Togliete tutti i legami e tutte le conseguenze che rivolgono a lui. Tutte le cose saranno inutile, non hanno senso, non hanno il fine ultimo e non esistono integralmente.
Se siete più meno sicuri la centralità di Gesù per la nostra vita, vi inviterei a riflettere il brano di Marco (Mc 14, 32-42) che ci racconta quel episodio breve e decisivo di Gesù nel Getsèmani.

Leggere il testo del vangelo Mc 14, 32-42

Entrare nell’ambiente
  • Con la forza della conoscenza, cerchiamo di essere coscienti con l’ambiente in cui si trova Gesù. Nel silenzio in relazione personale con Gesù proviamo a immaginare il luogo della sua preghiera: la notte, i discepoli, il vento, il plenilunio, le pietre, i sassi, la terra, gli alberi, il cespuglio, la collina, la solitudine, i pellegrini di Gerusalemme…
Entrare nei sentimenti
  • Gesù è uomo e Dio. Essendo uomo, egli non è privo di sentimenti come gioia, tristezza, paura, conforto, dubbio, ansietà, cosa prova Gesù davanti alla morte e resurrezione che sta davanti e lo sta aspettando?
Entrare nel discorso
  • La vocazione dell’uomo e la volontà del Padre: entriamo nel gioco della libertà e responsabilità come due lati di una moneta.
  • La missione salvifica: il sì di Gesù fin dall’incarnazione fino alla croce è un sì per il bene e la salvezza di tutta l’umanità.
  • Il ministero terreno
  • Essere fedele: la tensione tra spirito che è pronto e la carne che è debole. Ci vuole la decisione del cuore che ha bisogno un sostegno
  • Ora di preghiera
  • Cosa è la morte cosicché il Figlio dell’Uomo e il Figlio di Dio abbia ansietà per affrontarlo?
Leggere il testo: Cosa significa l’amore cristiano?
Propongo un’altra ragione che parte dalla logica del dono (“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” Gv 3,16) connesso a quella dell’agape ( “nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” Gv 15,13).
Un dono fuori dalla dialettica do ut des o da quella economica in cui esiste un trasferimento di proprietà tra un donatore e un donatario; un concetto che possa opporsi all’economia, al motivo circolare dello scambio, all’idea del ritorno e del contraccambio, al circolo del debito e della restituzione.
La logica del dono e dell’amore è senza condizioni previe, non pretende di comprendere e non ha la minima intenzione di afferrare. Amando, il donatore si abbandona completamente alla donazione fino a coincidere rigorosamente con questo dono, anzi fino a lasciar determinare se stesso da lui. Questo accade nella misura in cui il dono sorge da sé come bellezza affascinante che trascina e come tale impone al suo donatore da cui si sente di farne omaggio.
Colui che accoglie deve innanzitutto accettare di ricevere quel dono, ma questa accettazione implica per primo una rinuncia, abbandonando l’istanza dell’antropocentrismo, dell’auto-sufficienza e del quieto possesso di sé e del proprio mondo, e, in secondo luogo, un’accettare di accettare ossia un’accoglienza di essere accolto. Ciò implica il riconoscimento del fatto che non si cresce da soli ma attraverso “una dipendenza verso ciò che non siamo o più esattamente verso ciò che l’io non è”.
Rileggendo il brano, potete chiedere una grazia al Signore come: dolore, afflizione e confusione per il fatto questo perché il Signore va alla passione per i miei peccati? O perché il Signore è disponibile a dare tutto, la sua vita e la sua morte, per il mio vero bene? Non cerchiamo di sapere cosa, come e quanto grande l’amore di Gesù per noi, ma cerchiamo di comprendere e di stare in questo amore.
Può darsi che vi avvertite un senso inaspettato e ingiustificato di tristezza o di fatica interiore, non confondetelo con la desolazione spirituale, perché può essere un modo con cui Dio ti fa conoscere e partecipare alla passione di Gesù Cristo. Perciò vorrei dirvi questo: non spaventatevi di questa grazia perché la potete vivere all’interno della vostra situazione spirituale. Se ora vi avvertite l’amore grande di Dio per voi, potete vivere tale grazia all’interno di questo amore, perché l’amore lo si riceve ma anche lo si dà e la sofferenza a volte è il modo in cui l’amore si esprime e si concretizza.
Qui stiamo avanzando nella contemplazione della vita di Gesù Cristo, soprattutto il suo episodio basilare in cui si deve scegliere tra accettare il calice oppure no.


Silenzio, leggendo il testo di Metz: L’amore rende povero
dal libro: Povertà nello spirito di J.B. Metz, pp.58-60

Ogni autentico slancio di amore rende poveri.
Esso impegna tutto l’uomo,
chiama in gioco tutte le sue forze e tutti i suoi legami
e ha come conseguenza
una diminuzione della sicurezza e protezione oggettiva,
situata fuori dell’uomo.

Perciò può veramente amare
solamente l’uomo che è capace di darsi «gratuitamente»,
senza protezione e senza dubbi.
Per custodire questa donazione
nella solitudine e dolorosa fedeltà di tutta una vita.

Ogni autentico incontro umano avviene nello spirito di povertà.
Perché dobbiamo farci piccoli, saperci dimenticare e tirarci da parte
Affinché l’altro venga veramente a noi nella sua unicità.
Dobbiamo sapere lasciarlo essere,
lasciarlo libero nel suo essere proprio,
che spesso ci strappa a noi stessi
e ci chiama a dolorosa conversione.
Solamente così prepareremo a lui (e a noi) un autentico «avvento».

Spesso noi opprimiamo l’altro;
noi lasciamo venire fino a noi
solamente
quello che passa
attraverso il filtro
della nostra propria esistenza individuale,
a cui siamo così abituati:
in una parola, solamente quello che è già in noi.

Ma in questo modo, non arriva mai propriamente l’altro,
il mistero beatificante e salvatore del suo essere unico;
siamo invece noi che ricadiamo in noi stessi,
e paghiamo il prezzo di una solitudine dolorosamente corrosiva
perché non abbiamo osato la povertà dell’incontro
e abbiamo fatto di esso unicamente
la nuova occasione di una disperata autoaffermazione
e di una auto idolatria.

Quello che ci resta è un’ombra di noi stessi,
lo spettro infernale di quella natura
che avrebbe dovuto trovare la pienezza e lo splendore del proprio essere
nell’umile apertura all’altro,
nell’audacia del «perdersi» per suo amore.

Perché il signore ci conceda il dono della perseveranza,
Signore Gesù, tu sei l’Amen, il Testimone autentico e fedele.
Ti supplichiamo con tutto il cuore di concederci la grazia della fedeltà e il dono della perseveranza finale.Fa che sappiamo resistere ad ogni assalto del male, donaci di assecondare gli impulsi soavi della grazia per raggiungere quella perfezione evangelica che attendi da noi.
Tu che hai reso la tua bella testimonianza nell’ora della passione e ci hai donato Maria come vergine fedele comunicaci la forza di attraversare le prove della vita per essere un giorno nella luce del tuo Regno. A te la gloria, con il padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Tantum ergo
Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
praestet fides supplementum
sensuum defectui.

Genitori Genitoque
laus et jubilatio,
salus honor, virus quoque
sit et benedictio;
procedenti ab utroque
compar sit laudatio.
Amen.

Preghiamo: Donaci o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità, il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo santo sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

In ricordo dell'adorazione alla chiesa di santa Lucia, Parma

L'amicizia che fonda la sequela

Canto
Ubi caritas et amor—Ubi caritas deus ibi est

Sia lodato e ringraziato ogni momento — Il santissimo e divinissimo sacramento
Gloria.

Introduzione
La solennità della Santissima Trinità. Egli è il protagonista della storia della salvezza; ma non un Dio astratto, solitario: è il Dio comunità di amore, Padre, Figlio e Spirito Santo. Il mistero è troppo grande di fronte a noi. È più facile parlarne della sua singolarità, descrivendo il proprio carattere e il proprio lavoro nel progetto della salvezza per il mondo invece di spiegare il loro modo di stare insieme. Tra uno e tre, non possiamo pensare ai numeri, ma a un unità che uno sostiene l’esistenza dell’altro.
Questa sera non parliamo l’essenza di ciascuno ma  riflettiamo il loro modo di relazionarsi, la bellezza dell’amore profonda e della relazione misteriosa che fonda il loro stare insieme, lo stile di rapportarsi che sta alla base della comunità del Dio trino ed unico e che diventa la sorgente e l’origine di ogni buona e giusta relazione di amicizia.
La comunione del Dio trino ed unico è il modello perfetto della vita comunitaria, dello stare insieme come una comunità religiosa, come una famiglia o come un gruppo che vuole vivere e raggiungere una méta buona e giusta.
Ascolteremo e rifletteremo 2 brani. 1) la chiamata dei primi discepoli nel vangelo di Giovanni (Gv 1,35-51) e la missione affidata agli apostoli dopo la vita terrena di Gesù, che è il frutto della vera amicizia il che nasce dallo sguardo fisso di Gesù ai suoi discepoli. È un brano che ascolteremo anche la domenica prossima nella solennità della Santissima Trinità (Mt 28,16-20).

Testo Biblico Gv 1, 35-51
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
Silenzio

Riflessione
Lo scopo principale della domanda dei due è cercare una comunione di vita: «Rabbi dove abiti?» da questa domanda, inizia un cammino del discepolato che cambia l’orientamento di vita dei loro due. Attenzione, se leggiamo il brano più adagio, ci accorgeremo che Gesù è colui che per primo aveva indirizzato la domanda: «cosa cercate?»
Un tempo, era normale quando si diceva (o anche oggi quando si dice): «l’uomo deve cercare e trovare Dio».  Nella preghiera delle lodi di questa mattina, si trova anche una frase che dice: «con tutto il cuore ti cerco, rispondimi Signore».  Gv ci propone una altra logica per leggere la relazione dell’uomo con Dio: non è l’uomo che cerca Dio ma Egli che lo cerca. L’iniziativa e l’invito derivano dall’alto. L’uomo con la propria forza, non può raggiungere: la massima felicità della sua vita, la pienezza totale dei suoi desideri, e anche non può controllare la realtà al di là di questo mondo dopo la morte. La nostra vita è una sequela di vita per Cristo, con Cristo e in Cristo.
Quando parliamo di Dio che conduce la nostra vita, non stiamo parlando di un oggetto astratto, ma di quello vivo che si è incarnato in mezzo a noi 21 secoli fa. Questo Dio era qui venuto sulla terra, aveva la carne e le ossa come noi con tutto il suo limite. Non possiamo negare la sua presenza come non possiamo contestare che tutti in nostri parenti o amici defunti erano qui in mezo a noi, erano tangibili, visibili. Erano le persone con cui abbiamo parlato e chiacchierato. Dio si è fatto vedere in Gesù. È a causa di lui soltanto siamo qui. Nel suo nome ci incontriamo.
Dopo l’episodio del getsemani, raccontato in Gn 3, Dio ci sta cercando: Adamo dove sei? L’uomo, dove sei? Come stai?
I primi discepoli (Andrea, Simone, Filippo, Natanaele) sono le persone che cercano la pienezza della sua vita, che desiderano a incontrare il Messia. Le varie esperienze nella famiglia, nel vivere la religone giudaica e l’amicizia con gli amici  hanno preparato questo incontro «con colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e nei Profeti: due libri principali dell’antico testamento». Grazie a una bella amicizia intrecciata tra Andrea e Pietro, Filippo e Natanaele. Per tutti loro, l’incontro con Dio, avviene attraverso gli amici, le persone con cui si relazione e con cui uno ha la fiducia all’altro. In questa vera amicizia i discepoli sono cresciuti ed  la loro vita è stata trasformata. Mi fermerò su questo punto: l’amicizia che fonda la sequela.
Spesso si pensa che per l’amico uno debba disprezzare il denaro, rifiutare gli onori, subire l’inimicizia dei potenti, accettare anche l’esilio se è il caso, perfino perdere la faccia in azioni disoneste purché non ne venga un danno alla patria o non si rovini un altro contro il lecito. C’è anche chi pensa che la meta dell’amicizia è provare per l’amico gli stessi sentimenti che uno per se stesso. Altri credono di soddisfare alle esigenze dell’amico ricambiando ogni volta il favore o il servizio ricevuto dall’amico. Altri ritengono che, fatta eccezione per la lealtà, tutto il resto è permesso.
Queste opinioni non possono essere le motivazioni che stanno alla base dell’amicizia. Non può essere l’amicizia tra malviventi. Tra di loro esistono soltanto uno scambio mutualismo (un tipo di convivenza in cui entrambi gli organismi traggono vantaggi). Questo tipo di relazione è indegno del nome di amicizia. Non c’è scusa per il peccato, anche se è stato fatto per amore di un amico.
Gli amici, dice Cicerone: «sono presenti anche se sono assenti, sono ricchi anche se poveri, sono forti anche se deboli e cosa ancor più difficile, anche se morti, vivono!» Un’amicizia dunque: è la gloria di chi è ricco, il premio di chi è forte, ma questi non ci bastino. Per noi l’amicizia è un passo dalla perfezione, che consiste nell’amore e nella conoscenza di Dio, così che un uomo, in virtù dell’amicizia che ha verso un altro  uomo, diventa amico di Dio, secondo quanto dice il Signore nle vangelo: «Non vi chiamo più servi, ma amici miei». Ricordiamo l’esperienza tra Filippo e Natanaele: Filippo dice a Natanaele: abbiamo trovato Messia! Natanaele rispondeva.. ma va la…. Filippo: Vieni e vedi! Dopo aver stato incontro, Natanaele dice «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!»
Questa amicizia può nascere tra uomo che vive con sobrietà, giustizia e pietà –secondo Aelredo di Reivaux (l’amicizia spirituale). Tra coloro che sono uniti nel vincolo dell’amicizia, tutto è fonte di gioia, tutto dà una sensazione di sicurezza, di di soavità (tenerezza, amabilità, grazia). In questa amicizia, raggiungiamo la verità, la gioia, la dolcezza e la buona volontà, il sentimento e l’agire. Tutte queste iniziano da Cristo, mediante Cristo e in Cristo raggiungono la perfezione.
Che cercate? Venite e vedrete! Sono le due frasi che sottolineano l’importanza dello stare insieme con Gesù. È il primo compito di quelli che vogliono seguirlo. Da questo stare insieme scaturiscono le gocce di sapienza che dirigono la nostra vita (ricordiamo Salomone che chiede la grazia della sapienza, il cuore intelligente per distinguere il bene dal male, la saggezza nel governare, a Dio all’inizio del suo ministero come il re di Israele), la forza che sostiene la nostra fragilità, le strade che ci portano alla verità.
Nel silenzio, preghiamo e chiediamo la grazia di Dio, comunicando con Lui, che possiamo essere fedele in Lui, possiamo vedere la sua presenza come amico al nostro fianco, anche se si spengano tutte le luci intorno a noi.
Silenzio

Canto
Il Signore è la mia forza e io spero in lui
Il Signore è il Salvatore
In lui confido non ho timor
In lui confido non ho timor

Testo biblico Mt 28,16-20
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli , battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Riflessione
Il coronamento del nostro amore sarà la spoliazione, lasciando il costato affinché possa fluire l’acqua della vita. Dobbiamo lasciare liberi quelli che amiamo, lasciarli essere se stessi. Solo quelli che sanno amare possono capire che il sinonimo dell’amore è impegnarsi con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza; essere fedele con il sudore; ed è per sempre. «In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4,10).
Magari tra i giovani e i ragazzi o tra le persone con cui ci rapportiamo ogni giorno, ascoltiamo raramente la parola «sacrificio». La nostra società sta morendo, non per la carestia, ma per un eccesso di desiderio. Ogni annuncio pubblicitario ci incoraggia per desiderare di più, senza limiti, infinitamente; ci spinge a possedere tutto con tanta facilità, basta un solo clic per avere tutto. Sono i sogni che fanno crescere l’egoismo. Da quando siamo nati, abbiamo una tendenza di chiudere il palmo della mano invece di aprirlo, di tirare tutto a me invece di dare le cose agli altri.
Ma per crescere nell’amore come quelle di Cristo, ci vuole tempo. Non c’è un clic automatico. C’è soltanto un cammino, un processo e un impegno che dura per tutta la vita. Questo tempo ci è dato. È un dono.
Il brano di Matteo esprime un'altra volta un nuovo inizio del cammino della vita.  In Galilea, Gesù ha iniziato il suo ministero sulla terra chiamando i primi discepoli (secondo Marco sulla riva del mare) e lasciando questa vita terrena, Gesù invia tutti i suoi discepoli a iniziare una  nuova missione, un nuovo cammino di vita sotto la guida dello spirito santo. C’è sempre l’incertezza e il dubbio come gli atteggiamenti che accompagnano sempre il cammino della fede. È normale: il dubbio è manifestazione di una fede imperfetta → su questa terra, non siamo perfetti, visto che siamo fatti da carne e sangue, fragile!
Ma ricordiamoci che il commando di fare discepoli tutti gli uomini non è indirizzato soltanto agli undici, ma alla Chiesa e a tutti noi. Non avere paura. Ci sono tre  affermazioni molto forti nel brano di Matteo: a) una dichiarazione di autorità  «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra», b) un mandato missionario «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» [la missione prima di tutto è un cambiamento dello stile di vita. Il battesimo è l’adesione della propria volontà a Dio che verrà dopo], c) la promessa della sua presenza «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Nella bibbia ci sono tanti passi nuovi che iniziano il cammino di vita di un popolo, di Israele o di un personaggio biblico. Provate a vedere la storia famosa di un giusto sofferente (Giobbe), il timoroso (Mosè), il piccolo (Giacobbe), il dubitoso (Tommaso), il testone (Pietro). Ogni tappa nuova della vita nella bibbia, fa parte anche della nostra vita, di tanti episodi belli e affaticati da vivere. Anche Gesù non ha rifiutato la sua croce, anzi la vive nella fede fiduciale nel suo Padre Celeste.
Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei amato di una Amore infinito.
Chiudo questa riflessione con Pietro. Il suo nome significa Pietra. Essendo pietra, è forte ma non può parlare. Così il suo nome simboleggia la dipendenza dal suo maestro, Gesù. Dio si è impegnato per noi, ci ha dato la sua parola, ci mette in mano dei fatti, ci dà garanzia nel suo amore e nella sua elezione, perciò chiede  fiducia e fedeltà, perché  egli stesso mostra fiducia nell'uomo e gli è  fedele.
Chiediamo alla fine di questa adorazione, la perseveranza nel vivere la fede in Gesù Cristo nei vari ambienti in cui viviamo.
Silenzio

Preghiera: Perché il signore ci conceda il dono della perseveranza
Signore Gesù, tu sei l’Amen, il Testimone autentico e fedele. Ti supplichiamo con tutto il cuore di concederci la grazia della fedeltà e il dono della perseveranza finale.
Fa che sappiamo resistere ad ogni assalto del male, donaci di assecondare. Gli impulsi soavi della grazia per raggiungere quella perfezione evangelica che attendi da noi. Tu che hai reso la tua bella testimonianza nell’ora della passione E ci hai donato Maria come vergine fedele Comunicaci la forza di attraversare le prove della vita per essere un giorno nella luce del tuo Regno. A te la gloria, con il padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Tantum ergo
Tantum ergo Sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
praestet fides supplementum
sensuum defectui.

Genitori Genitoque
laus et jubilatio,
salus honor, virus quoque
sit et benedictio;
procedenti ab utroque
compar sit laudatio. Amen.

Preghiamo: Donaci o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità, il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo santo sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo Santo Nome
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

Roma, Giugno 2011

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